Lunedì a Seattle è iniziato il processo a carico di due farmacisti, Mango Thelen e Rhonda Mesler, che hanno negato, in base alle loro convinzioni religiose, la pillola del giorno dopo a una donna.
Dopo quattro anni di battaglie legali tra i farmacisti e lo stato, finalmente la questione sulla pillola del giorno dopo si potrebbe risolvere proprio in questi giorni davanti a una corte federale che, com'è prevedibile, difenderà le regole sancite dallo Stato sulla distribuzione e commercializzazione dei medicinali.
È proprio da questo processo che in Usa ha preso il via la discussione sulla presenza della pillola del giorno dopo nelle farmacie.
L'ordine dei farmacisti dello Stato di Washington, tramite le parole del procuratore Rob McKenna, ha definito chiaramente la sua posizione sulla regolamentazione della pillola del giorno dopo nei canali di vendita e ha affermato che le regole che normano la presenza dei farmaci nelle farmacie sono chiare, imparziali e oggettive. McKenna ha inoltre dichiarato: “Le convinzioni personali dei farmacisti non dovrebbero impedire alle donne di ottenere i farmaci per la contraccezione di emergenza già dichiarati validi e legali dallo Stato come la pillola del giorno dopo”.
Il procuratore ha concluso il suo intervento dicendo: “Le direttive valgono per tutti i farmaci e le farmacie devono dispensare qualsiasi farmaco approvato”.
Ricordo che in America la pillola del giorno dopo è un farmaco da banco per cui serve la ricetta medica solo per le ragazze al di sotto dei 17 anni.
Lascio a voi riflessioni e commenti sull'obiezione di coscienza inerente la pillola del giorno dopo made in Usa e su quella made in Italy.
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